Unità documentaria 93-b.5-fasc.2 - Gino Sansoni risponde a Balducci su vari argomenti con una lunga lettera in due parti

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Segnatura/e o codice/i identificativo/i

BE_REG-22-93-b.5-fasc.2

Denominazione o titolo

Gino Sansoni risponde a Balducci su vari argomenti con una lunga lettera in due parti

Data/e

  • Milano, 19 agosto 1936 (Creazione)

Livello di descrizione

Unità documentaria

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Storia archivistica

Modalità di acquisizione o versamento

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Ambito e contenuto


  • 19.08.1936. Carta intestata: Il Vice Segretario dell'Artigianato Milanese. Gino Sansoni, con una lunga lettera, risponde a Balducci che ha chiesto "racconta di tutto, tutti, tutte", e afferma che il tutto servirà a svagarlo nella sua vita di Robinson e di legionario. Il mittente lo informa di aver accolto alla stazione di

Bologna gli universitari di ritorno dall'A.O; poi racconta di una cena di laurea - neodottori: il Griso e Ghinelli - durante la quale Granzotto "ha inquinato la sua bella intelligenza con l'acido prussico della critica del reduce che, per troppa modestia, dà eccessivo risalto all'Africa e manca di sensibilità", dispiacendo a molti che in Italia sono rimasti loro malgrado. L’autore commenta che l'Africa fa brutti scherzi perché Gianni Cervini, simpatico ragazzone, si sposerà presto; Bernardini ha scritto su 'L'Assalto' un pezzo molto acidulo; Mario Montanari ha episodi sulla vita al campo che non tornano a suo onore. Sansoni scrive anche della meschina figura di Agostino Peyron, ingegnere di Siracusa, poi riporta un aneddoto su Granzotto: "Una sera Gianni Cervini gli svita la branda e, tra le risate dei compagni, sul più
bello del sonno, cade a terra. Arabbiatissimo Granzotto, poi pace con Cervini”. Scrive ancora Sansoni: "Se uno va in Africa tutti gli chiedono di leoni e tigri, ma se uno ci va col moschetto, inquadrato in una legione, il pubblico è ancora più cretino e lo vorrebbe vedere di ritorno con una valigia piena di crani di Ras, un cimelio del Negus, ed almeno tre ferite - ben visibili - sulla faccia!".

  • 21.08.1936. Gino Sansoni riprende la lettera scrivendo di Leati, ora alla grande prova, ma precisa che Trento non è Bologna, benché molto appoggiato da Marinelli, ma che il cambio è avvenuto assente Starace, e che Leati ha ottenuto di trasferire a Bologna il suo concittadino Carlo Tiengo, come Prefetto. Il mittente racconta che Giovannini dirige 'L'Assalto', che Savoia, il "solito scanzonato", è occupato tra 'Meridiani', 'Assalto' e 'Rivista del Comune di Bologna'; Bernardini tra 'Assalto', 'Meridiani', 'Rivista del Comune di Bologna', e Facoltà del Diritto Corporativo; Berti è a piedi - e per questo si lamenta di

Giovannini - e forse gli affideranno l'Ufficio Sindacale della Federazione Fascista. Sansoni scrive di non saper nulla di Manzini; di aver visto Miege e Fabbri a Rimini; he Maioli è stato immortalato, con effigie caramellata, in una rivista balneare riminese. Inoltre, il mittente ha saputo da Bianchi del numero speciale di 'Nuova Guardia', afferma che Baracchi è una mentalità gretta, non capisce gli studenti, è ambizioso e invidioso, e che dovrebbe eterna riconoscenza a Balducci ricordandolo sempre nelle preghiere della sera, fare economia, e col gruzzolo erigergli un piccolo monumento. A Rimini, Sansoni ha visto Bernabei, passato al Gabinetto di Alfieri; Belelli (Giovanni) è in urto con Sangiorgi: Belelli è
amico di Marinelli (Segretario Amministrativo del PNF), ma amico di Marinelli è anche Leati, il quale non sopporta Sangiorgi (direttore del Carlino). L’autore commenta che, se potesse, nominerebbe Balducci direttore del 'Carlino'. Romualdi ha avuto qualche rovescio politico e finanziario. Gardini è a Roma e pare che Malusardi non fosse contento di dargli l'Ufficio Sindacale; Arpinati invece è a Bologna. Poi Sansoni scrive di Ondina Valla: racconta di essere andato a Bologna, e di averle fatto firmare un contratto secondo cui lui sarà editore di un opuscolo in cui Ondina scrive le sue memorie (scritte da Giovannini). Sansoni aggiunge di aver chiesto a Ondina se fra le tante offerte (cinematografo, tournèe atletiche, pubblicità ecc.), avesse anche ricevuto offerte matrimoniali, e lei non ha risposto. Sansoni scrive anche della sua situazione perché, lasciata Trento, ha avuto un aumento di grado: Vice a Milano, trampolino per diventare Segretario Provinciale, e poi Ispettore; aggiunge che a Trento Leati lo ha nominato Ispettore di zona. Racconta anche di aver visto, a Rimini, un tizio che lo guardava male, un impiegato alle poste a San Marino (Bonetti o qualcosa di simile). Scrive il mittente: "Lo guardai, cercai di fargli annusare il profumo della sigaretta buttandogli un po’ di fumo sotto al naso, ma il tizio finse un'aria distratta e tagliò la corda”. Riferendosi a Balducci, Sansoni scrive: “Ho saputo che col due agosto c. m. hai ottenuto la cittadinanza italiana. Bene, perdio! Benissimo! E adesso…S. Marino?!”. Infine, l’autore confida che il fratello (Italo) alla fine di ottobre si congederà dall’Aeronautica.

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Nota

(I) Dalla lettera si nota la discrepanza tra la data riportata da Gino Sansoni con quanto scritto da Ezio Balducci nel ‘Promemoria per l’Ecc. Buffarini’, consegnato a mano a Galeazzo Ciano il 22/06/1942, in cui si legge che “la pratica trovasi presso l’Ufficio cittadinanza del Ministero dell’Interno completata in ogni parte. Già nel 1935 il Camerata Balducci fiu invitato a tale Ufficio ove gli fu comunicato che per superiore intervento e come conseguenza diretta della sentenza emessa in data 9 ottobre 1934 dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato che archiviava per assoluta mancanza di elementi concreti e specifici le denunce rivolte contro di lui dai suoi avversari politici sammarinesi, gli era stata concessa la cittadinanza. Il provvedimento in corso fu sospeso”. (Promemoria in: b.13-fasc.2)
(II) “Non è chiaro quali siano stati effettivamente i motivi che spinsero il Tribunale inizialmente a concedere la cittadinanza italiana a Ezio Balducci, per poi successsivamente sospenderla,fino a non concederla affatto. E mentre il mancato rinnovo di richiesta dopo il 1943 deriva quasi sicuramente anche dalla situazione creatasi a San Marino con la fine del dominio della famiglia Gozi e la revoca della condanna a Ezio Balducci, più difficile risulta comprendere le cause che portarono alla sospensione della concessione di cittadinanza italiana nel 1935. Non si spiega infatti come, a cittadinanza ormai concessa, sia mancato il nulla-osta definitivo, atteso da parte del Ministero degli Esteri”.

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Fonti

Maria Alice Brusa: Introduzione ai regesti del Carteggio contenuto nel Fondo Ezio Balducci, pag. 171

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