Unità documentaria 126-b.13-fasc.2 - Documento intitolato "Della possibile soluzione della vicenda sammarinese"

Documento intitolato: "Della possibile soluzione della vicenda Sammarinese", in cui si rievocano i fatti a partire dal maggio 1933, quando San Marino denunciò la scoperta di un complotto finalizzato all'uccisione dei Capitani Reggenti, e alla strage di autorità e cittadini. Vennero indicati, quali mandanti Balducci, Ferruccio Martelli e Moro Morri e, quali esecutori, alcuni giovani siciliani. Nel testo si afferma che a base dell'accusa vi era una lettera scritta a Canepa da un fratello "contenente fantastici propositi di un rivolgimento da effettuarsi nel Regime della Repubblica". La giustizia italiana provvide con un'inchiesta da cui emerse la pazzia del Canepa, già internato in un manicomio. Benché sia stato tutto comunicato tramite Agenzia Stefani, San Marino non accettò tale conclusione, e istituì un Tribunale Speciale che, senza interrogatorio di testi e dibattito pubblico, condannò le persone coinvolte a oltre 100 anni di prigione. Il documento precisa che Presidente del Tribunale Speciale era Carlo Balsimelli, e si ricordano le offese alla Giustizia Italiana e le accuse di falsità del comunicato Stefani. In seguito, il Duce sottopose il materiale al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, che il 9/10/1934 archiviò il procedimento. Tuttavia, San Marino decise di non rilasciare i detenuti italiani se Balducci non fosse stato destituito dai suoi incarichi. Il testo suggerisce che per giungere a una soluzione, il governo italiano potrebbe prospettare a Giuliano Gozi la decadenza della convenzione Italo Sammarinese, il ritiro dei R. Carabinieri, la cessazione dei contributi, o di scambiare i documenti, come trattano gli articoli 120 e 201 del Codice di Procedura Penale sammarinese.