Unità documentaria 204-b.4-fasc.2 - Maria Antonelli scrive a Balducci del marito prigioniero

Area dell'identificazione

Segnatura/e o codice/i identificativo/i

BE_REG-28-204-b.4-fasc.2

Denominazione o titolo

Maria Antonelli scrive a Balducci del marito prigioniero

Data/e

  • Arre (PD), 30 luglio 1942 (Creazione)

Livello di descrizione

Unità documentaria

Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)

Area delle informazioni sul contesto

Storia archivistica

Modalità di acquisizione o versamento

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Ambito e contenuto

Maria Antonelli, felice di aver conosciuto Balducci e parlato con lui, benchè consapevole di fargli rivivere i tristi giorni di Bardia, racconta di essere tornata dai suoi bimbi e familiari, ai quali ha riferito tutto: le ore tragiche, la prigionia, il nobile comportamento di invalidi e mutilati. Scrivendo di avere "tanto care” le conversazioni radiofoniche di Gravelli e Ansaldo, la donna commenta: "Vi è dunque qualcuno che non pensa a Bardia come ad una nostra grande sconfitta, come fu giudicata allora, ma da vagliare bene quanto han saputo e potuto fare, malgrado i mezzi fossero pochi, quegli Eroi”. Soffermandosi sulla rassegna di Ansaldo, l’autrice la giudica bellissima perché lui ha sorvolato Bardia, e riferendosi ai prigionieri ebbe a dire: “Più lancinante di tutti i crucci, dovette tormentarli il pensiero che forse la Patria, che essi avevano voluto servire tra i primi, potesse dubitare di loro!". La signora Antonelli confida a Balducci che il marito, nella sua prima lettera dalla prigionia scriveva: "Non ho nessun rimorso, dirai ai miei bimbi e a tutti che ho la coscienza di aver fatto il mio dovere per la mia Patria, fino all'ultimo!", e commenta che "di quel pensiero dev'essere stato tormentato anche lui. Di quel pensiero sono sempre stata tormentata io". La mittente ricorda che dopo la cattura del marito scrisse una lettera al Generale Chiappa, di cui invia copia (non presente) a Balducci e, infine, accenna all'ultima lettera del 13 giugno in cui il marito scrive di non tentare più nulla, e di affidarsi al destino. Ma la signora Antonelli chiede a Balducci di riferire a "quel dottore Svizzero" l'invalidità del marito.

Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto

Incrementi previsti

Criteri di ordinamento

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Condizioni che regolano l’accesso

Condizioni che regolano la riproduzione

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Scrittura della documentazione

Note sulla lingua e sulla scrittura della documentazione

Caratteristiche materiali e requisiti tecnici

Strumenti di ricerca

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Esistenza e localizzazione di copie

Unità di descrizione collegate

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Nota

(I) Il 31/10/1939 Mussolini nominò Ministro della Cultura popolare Alessandro Pavolini il quale
potè influire su radio, cinema, teatro, editoria, giornali. Occupò in Italia lo stesso ruolo di Goebbels in Germania, inventò trasmissioni radiofoniche quali "Radio Combattente" e "L'ora del Soldato". Dai microfoni EIAR rassicurò le truppe garantendo servizi di informazione essenziali e promettendo: "La radio vi farà da posta, porterà a vostra moglie le vostre notizie e dando a voi le sue. E se non avete moglie, ve la troverà!" Ai giornalisti radiofonici chiese indiscussa lealtà ma soprattutto: "Spirito virile e fede nella vittoria". Tra questi: Mario Appelius, Giovanni Ansaldo, Asvero Gravelli. Pavolini “comincia a menar menzogne in pasto alla gente con la stessa efficacia che se fosse un menar le mani! Filtrare, ignorare, volgere il senso della realta'. Trasforma le sconfitte in ripiegamenti, le distruzioni in vittorie, la penuria di viveri in capacità di resistere, ogni male in bene ed ogni bene nel delirio di credere fino in fondo nel successo e nel Duce”.

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Grado di elaborazione

Livello di completezza

Date di creazione, revisione, cancellazione

Lingua/e

Scrittura/e

Fonti

www.televignole.it/gli-uomini-mussolini-7-alessandro-pavolini
Enzo Antonio Cicchino: Alessandro Pavolini

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