Area dell'identificazione
Segnatura/e o codice/i identificativo/i
BE_REG-30-109-b.2-fasc.3-sottofasc.1/F
Denominazione o titolo
Ezio Balducci risponde a Pietro Bologna con una lunga relazione
Data/e
- San Marino, 29 marzo 1944 (Creazione)
Livello di descrizione
Unità documentaria
Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)
Area delle informazioni sul contesto
Storia archivistica
Modalità di acquisizione o versamento
Area delle informazioni relative al contenuto e alla struttura
Ambito e contenuto
Lunga lettera / relazione con cui Ezio Balducci risponde al Capo della Provincia di Forlì, Pietro Bologna, riferendosi ai rilievi mossigli, riepilogando quanto accaduto:
- Balducci racconta che dopo il 25 luglio, “in corso di epurazione dagli elementi fascisti”, la presidenza dell’O.N.M.I. lo esonerò dall’incarico e analogamente cessò la carica di Ispettore della G.I.L, ma rivendica di aver evitato, con l'Architetto Moretti, "lo smembramento delle Colonie e del ricco patrimonio sanitario assistenziale della G.I.L" . L’autore rammenta che il 10 settembre, quando “vi era ancora battaglia per le strade” lui, Albonetti, Valli e Palladini, “concertammo la prima risolutiva comparsa al Comando Generale della Milizia”, e alla riapertura della sede del Partito a Piazza Colonna, lui era tra i presenti assieme a Olo Nunzi, e assistette al rientro a Roma di Pavolini e Mezzasoma. Il 6 ottobre, “informato evasivamente sulla occupazione da parte tedesca della Repubblica di S. Marino che è il mio paese natale”, Balducci si recò da Nunzi per avere notizie, e il mattino del 7 ebbe un colloquio con Pavolini, presenti Buffarini e Tringali-Casanova, in cui gli fu detto che San Marino risultava un covo di prigionieri inglesi e armi nascoste, e fu da loro incaricato di controllare e regolare la situazione, poiché "le risultanze erano di tale gravità da consentire anche apprezzamenti sulla conservazione della Sovranità Sammarinese", e lasciò Roma senza ritirare la tessera che non era stata ancora stampata. L’autore sottolinea che “la mia pretesa solidarietà con il Governo succedutosi a S. Marino dopo il 25 luglio costituisce un inqualificabile atto di vigliaccheria politica”; dopo aver accennato alla condanna per il complotto, Balducci afferma che rientrò a San Marino per un solo giorno, il 23 agosto, per rifiutare “di far parte della lista unica”, benché “avrei potuto allora ripagarmi di tante infamie subite e invece non promossi azione alcuna contro i miei condannatori”, tanto che il Commissario della Legge è ancora al suo posto. Balducci lancia accusa di "abiura e di tradimento verso il fascismo e i gerarchi del Partito Fascista Sammarinese" che il 27 luglio decretarono lo scioglimento del Partito, poi si sofferma sulla figura di Giuliano Gozi, la cui proposta di nomina come Inviato Straordinario non fu accettata dal Consiglio, dipingendolo “a tinta scarlatta anche nelle sue unità moderatissime e conservatrici e il vecchio contrasto con il sottoscritto non si sarebbe riaperto”. Il mittente afferma di aver accettato il 16 ottobre l'incarico di Plenipotenziario presso le Forze Armate Tedesche e il Ministero degli Esteri italiano, adoperandosi “per evitare alla mia Repubblca l’occupazione tedesca”. Descrivendo la composizione del Consiglio di Stato, composto da 12 persone che militarono nel fascismo, 6 conservatori, e 2 socialisti, l’autore ribadisce “lo sforzo da me fatto per evitare la partecipazione dei due elementi Socialisti, i quali ad onor del vero si mostrarono compresi della loro particolare situazione”, tanto che il 25 ottobre, quando Rommel giunse a San Marino, Gozi e Giacomini chiarirono i loro rapporti di collaborazione. Balducci prosegue la relazione riferendosi al 4 gennaio, data di costituzione del Fascio Repubblicano Sammarinese, negando decisamente che il Triumvirato gliene abbia offerto la direzione, e rimarca quanto consigliato a Pavolini il 20 ottobre in merito all'eventuale costituirsi di detto Fascio a San Marino. Sottolineando che, depositate le credenziali, scrisse una nota in cui egli si riteneva "garante con la mia vita che nulla sarebbe accaduto in Repubblica che suonasse danno od offesa verso l'Italia fascista e verso le Forze Armate Tedesche", Balducci elenca i passi compiuti e le leggi promulgate per mantenere buoni rapporti. Dopo aver scritto del suo incontro col Duce del 4 novembre (1943) alla Rocca delle Caminate, durante il quale “non una parola di rancore uscì dalla mia bocca contro i miei avversari”, Balducci esprime la propria perplessità nei confronti del Console d'Italia (Guglielmi) che, interpellato più volte, “non ha mai saputo dire se rappresenta il Regno o la Repubblica Italiana”, e la cui inattività risulta “perniciosa per la comunità italiana ospitata in territorio sammarinese”. Infine, Balducci chiede di indagare su fatti e persone “prima di permettere a chicchessia di parlare a San Marino in nome del Duce e del Fascismo”.
Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto
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Scrittura della documentazione
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Punti d'accesso per nome
- Bologna, Pietro (Soggetto)
- Nunzi, Olo (Soggetto)
- Pavolini, Alessandro (Soggetto)
- Mezzasoma, Fernando (Soggetto)
- Tringali Casanova, Antonino (Soggetto)
- Buffarini Guidi, Guido (Soggetto)
- Gozi, Giuliano (Soggetto)
- Rommel, Erwin (Soggetto)
- Giacomini, Gino (Soggetto)
- Guglielmi, Vincenzo (Soggetto)
- Koester, Hans (Soggetto)
- Mussolini, Benito (Soggetto)