Area dell'identificazione
Segnatura/e o codice/i identificativo/i
BE_REG-19-60-b.10-fasc.13
Denominazione o titolo
Geremia Mari esprime solidarietà a Balducci
Data/e
- Comacchio, 3 giugno 1933 (Creazione)
Livello di descrizione
Unità documentaria
Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)
Unità documentaria con 1 allegato
Area delle informazioni sul contesto
Storia archivistica
Modalità di acquisizione o versamento
Area delle informazioni relative al contenuto e alla struttura
Ambito e contenuto
- 03.06.1933. Carta con timbro: Studio Legale. Geremia Mari, che ha letto il Popolo Sammarinese, esprime solidarietà a Balducci per i duri attacchi di cui è fatto oggetto, e ricorda alcuni episodi vissuti quando erano compagni di scuola e di fede politica: l'articolo contro “quel tale Professore” (Pietro Franciosi), la scena che questi fece a Balducci dalla soglia dell'Albergo Titano, e il fermo contegno di Balducci; l'incidente sorto a Teatro nel giugno 1922 quando, mentre l'artista Minosse cantava Madre dell'Alpino, alcune voci si sollevarono contro l'Italia, e solo loro reagirono ad esse; la sera in cui i bolscevichi, come l'anarchico Lorenzo Zani, li costrinsero a vigilare perché i manifesti per l’uccisione di Carlo Bosi non venissero strappati. Mari afferma che il fascismo non è “arrivismo o Gozismo”, ma lealtà, senso di responsabilità e coraggio. L’autore, che potrebbe raccontare altri episodi vissuti per un comune ideale “che a diciotto anni è alieno da interessi e ambizioni”, consiglia a Balducci di raccontare tali episodi alla gioventù studiosa bolognese perché anche loro amino l'Italia di Mussolini, e conclude: "Ed il ricordo di questi ti ripaghi dell'amarezza che i tuoi trascurabili Tersicori intendono procurarti".
- 03.06.1933, Comacchio. Carta con timbro: Studio Legale. Geremia Mari risponde a Balducci di aver già letto l'articolo che gli rispedisce, e aggiunge di aver ricevuto la sua lettera mentre stava per scrivergli. L’autore assicura di averne parlato a Bonnet e Cavalieri D'Oro (Marco) i quali, come lui, sono disposti a rilasciare una dichiarazione che condanni “la falsità e la spudoratezza di quei signori". Poi Mari comunica di aver ordinato copia di una fotografia che li ritrae nel cortile di Giovannini nella primavera del 1922 sul retro della quale vi sono le firme. Inoltre, l’autore unisce il volantino di protesta relativo alle grida "abbasso l'Italia" mentre Minosse cantava la 'Madre dell'Alpino'. Infine, il mittente ribadisce stima e solidarietà
all'amico.
Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto
Incrementi previsti
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Condizioni che regolano l’accesso
Condizioni che regolano la riproduzione
Lingua della documentazione
Scrittura della documentazione
Note sulla lingua e sulla scrittura della documentazione
Caratteristiche materiali e requisiti tecnici
Strumenti di ricerca
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Esistenza e localizzazione degli originali
Esistenza e localizzazione di copie
Unità di descrizione collegate
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Nota
(I) Madre dell'Alpino è una canzone d'autore nata assieme ad altri canti simili nel periodo compreso fra il 1920 ed il 1940 nella produzione di canti alpini del 1915 - 1918. Versi di Amedeo Giuliani, musica di Giuseppe Bonavolontà
Identificatori alternativi
Punti di accesso
Punti d'accesso per soggetto
Punti d'accesso per luogo
Punti d'accesso per nome
- Mari, Geremia (Soggetto)
- Zani, Lorenzo (Soggetto)
- Mussolini, Benito (Soggetto)
- Bonnet, Gaetano (Soggetto)
- Cavalieri D'Oro, Marco (Soggetto)
- Franciosi, Pietro (Soggetto)
- Bosi, Carlo (Soggetto)
- Giuliani, Amerigo (Soggetto)
- Bonavolontà, Giuseppe (Soggetto)