Area dell'identificazione
Segnatura/e o codice/i identificativo/i
BE_REG-39-119-b.33-fasc.3
Denominazione o titolo
"Il Nuovo Titano", n. 155
Data/e
- San Marino, 24 maggio 1953 (Creazione)
Livello di descrizione
Unità documentaria
Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)
Area delle informazioni sul contesto
Storia archivistica
Modalità di acquisizione o versamento
Area delle informazioni relative al contenuto e alla struttura
Ambito e contenuto
IL NUOVO TITANO, N. 155
In questo numero gli articoli si riferiscono all'accordo firmato a Palazzo Chigi il 29 aprile tra San Marino e Italia, compreso: 'Il compiacimento dell'On. De Gasperi'; 'Difficoltà d'altri tempi' ritorna al 1817 e alla stipula di un trattato tra San Marino e Santa Sede la quale “si mostrava renitente a concedere lo scambio dei prodotti e al rifornimento del sale e dei tabacchi”, e per la cui soluzione fu inviato Antonio Onofri. Lo scritto racconta che il 5 luglio Onofri presentò un memoriale con cui si chiedevano quelle forniture e “l'introduzione, franca di dogana, delle derrate dei sammarinesi che risiedevano nelle legazioni vicine”. Si racconta come l'Onofri fu messo in imbarazzo anche dal Principe di Metternich, “il quale chiedeva la consegna di un sovversivo di quei tempi, certo Magliano che si supponeva rifugiato a San Marino”, che si sottrasse alla cattura con la fuga. Solo dopo quattro mesi, durante i quali Onofri descrisse alla Reggenza “l'umiliante trattamento di cui era oggetto”, Pio VII concesse la nuova convenzione sulle provviste annue e “per quanto riguardava il libero ingresso dei prodotti si confermava il privilegio accordato da Clemente VIII nel 1603”. La storia prosegue con i rapporti turbati anche dopo l'elevazione di Leone XII che rifiutò di ricevere il delegato sammarinese in Roma, conte Savorelli. Il Cardinale Albani, incaricato di indagare sui motivi dell'affronto, inviò ai Reggenti, il 17/12/1823, una lettera in cui indicava come causa la diffusione di un libello anonimo infamante dove San Marino “era descritto come un asilo di fuggiaschi delinquenti che col denaro avevano corrotto i governanti”. Gli autori del libello calunniavano maggiormente Onofri, accusato di "proteggere assassini, di fornire loro passaporti, di sperperare denaro pubblico nelle sue missioni diplomatiche”. Inoltre, la Corte Romana, respingendo le indagini ordinate dal governo sammarinese, accusò la Repubblica di aver accolto “un tal Garafoni uccisore del cesenate conte Bondi”. In seguito furono rintracciati gli autori del libello, Don Annibale e Don Gioacchino Righi, e Onofri, guarito dalla malattia che lo aveva colpito, viene ricevuto dal Papa che “si dichiara sempre buon amico della Repubblica e gli impartisce l'apostolica benedizione”.
In questo numero gli articoli si riferiscono all'accordo firmato a Palazzo Chigi il 29 aprile tra San Marino e Italia, compreso: 'Il compiacimento dell'On. De Gasperi'; 'Difficoltà d'altri tempi' ritorna al 1817 e alla stipula di un trattato tra San Marino e Santa Sede la quale “si mostrava renitente a concedere lo scambio dei prodotti e al rifornimento del sale e dei tabacchi”, e per la cui soluzione fu inviato Antonio Onofri. Lo scritto racconta che il 5 luglio Onofri presentò un memoriale con cui si chiedevano quelle forniture e “l'introduzione, franca di dogana, delle derrate dei sammarinesi che risiedevano nelle legazioni vicine”. Si racconta come l'Onofri fu messo in imbarazzo anche dal Principe di Metternich, “il quale chiedeva la consegna di un sovversivo di quei tempi, certo Magliano che si supponeva rifugiato a San Marino”, che si sottrasse alla cattura con la fuga. Solo dopo quattro mesi, durante i quali Onofri descrisse alla Reggenza “l'umiliante trattamento di cui era oggetto”, Pio VII concesse la nuova convenzione sulle provviste annue e “per quanto riguardava il libero ingresso dei prodotti si confermava il privilegio accordato da Clemente VIII nel 1603”. La storia prosegue con i rapporti turbati anche dopo l'elevazione di Leone XII che rifiutò di ricevere il delegato sammarinese in Roma, conte Savorelli. Il Cardinale Albani, incaricato di indagare sui motivi dell'affronto, inviò ai Reggenti, il 17/12/1823, una lettera in cui indicava come causa la diffusione di un libello anonimo infamante dove San Marino “era descritto come un asilo di fuggiaschi delinquenti che col denaro avevano corrotto i governanti”. Gli autori del libello calunniavano maggiormente Onofri, accusato di "proteggere assassini, di fornire loro passaporti, di sperperare denaro pubblico nelle sue missioni diplomatiche”. Inoltre, la Corte Romana, respingendo le indagini ordinate dal governo sammarinese, accusò la Repubblica di aver accolto “un tal Garafoni uccisore del cesenate conte Bondi”. In seguito furono rintracciati gli autori del libello, Don Annibale e Don Gioacchino Righi, e Onofri, guarito dalla malattia che lo aveva colpito, viene ricevuto dal Papa che “si dichiara sempre buon amico della Repubblica e gli impartisce l'apostolica benedizione”.
Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto
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Punti d'accesso per nome
- Onofri, Antonio (Soggetto)
- Pio VII, papa (Soggetto)
- Leone XII, papa (Soggetto)
- Muti Papazzurri Savorelli, Alessandro (Soggetto)
- Clemente VIII, papa (Soggetto)
- De Gasperi, Alcide (Soggetto)
- Metternich, Klemens von (Soggetto)
- Righi, Annibale (Soggetto)
- Righi, Gioacchino (Soggetto)