Area dell'identificazione
Segnatura/e o codice/i identificativo/i
BE_REG-41-200-b.26-fasc.settembre
Denominazione o titolo
Rivendicazioni di Paolo Tacchi
Data/e
- Pescara, 28 settembre 1955 (Creazione)
Livello di descrizione
Unità documentaria
Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)
Area delle informazioni sul contesto
Storia archivistica
Modalità di acquisizione o versamento
Area delle informazioni relative al contenuto e alla struttura
Ambito e contenuto
Carta intestata: Ufficio Tecnico Commerciale.
Paolo Tacchi ringrazia Balducci per averlo consigliato sugli studi del figlio, poi si scaglia contro i ”compagni sammarinesi" lamentando che una buona lezione “quando si poteva, non gli è stata inflitta come si meritava”. Il mittente ricorda di essere stato assolto con formula ampia ”sebbene avessi avverso un numeroso falso testimoniale" e che la sua detenzione di tre anni e mezzo a Procida è stata ingiusta, ”specie dopo l'amnistia di cui io non ho beneficiato”. Tacchi rivendica la sua ”remissività generosa” dovuta a Balducci per risparmiare gravi dolori ai nemici, perché i Comandi Italiani e Germanici ignoravano “quale sentina fosse diventata la Repubblica di San Marino camuffando l'ospitalità ai profughi con il compiacente accoglimento invece di nemici qualificati”, ed esige riconoscenza perché, “in seguito alla imboscata a tradimento ingiusta contro di me che ero venuto a riprendere un autocarro trafugato, rubato alle Forze Armate Italiane", sono state risparmiate le meritate punizioni solo per intervento di Balducci. Inoltre, l'autore ritiene che i Reggenti di allora dovrebbero rivelare il ”colloquio storico" avuto, lui presente, con il Ten. Col. Christiani, che rilevò gli abusi commessi in territorio ai danni dello Stato Italiano e della Wehrmacht, e che furono ”S. Ezio e S. Paolo a fare il miracolo di veder scendere ai camion i reparti già pronti per la occupazione". Infine, dopo aver commentato che “allora ti tenevano ben caro perché sapevano che tu solo avevi le carte per poter fare quello che hai creduto di fare”, Tacchi sfida chiunque a
provare che lui e i fascisti alle sue dipendenze abbiano mai commesso a San Marino una “minima violenza”, neppure quando incontrava “tranquilli e indisturbati i rifugiati di Rimini fra i quali erano numerosi i traditori, i rinnegati, i complici e i mandatari dei sette attentati organizzati contro la mia persona”, e afferma di aver aver soccorso personalmente e portato in ospedale il primo sammarinese ferito dal bombardamento.
Paolo Tacchi ringrazia Balducci per averlo consigliato sugli studi del figlio, poi si scaglia contro i ”compagni sammarinesi" lamentando che una buona lezione “quando si poteva, non gli è stata inflitta come si meritava”. Il mittente ricorda di essere stato assolto con formula ampia ”sebbene avessi avverso un numeroso falso testimoniale" e che la sua detenzione di tre anni e mezzo a Procida è stata ingiusta, ”specie dopo l'amnistia di cui io non ho beneficiato”. Tacchi rivendica la sua ”remissività generosa” dovuta a Balducci per risparmiare gravi dolori ai nemici, perché i Comandi Italiani e Germanici ignoravano “quale sentina fosse diventata la Repubblica di San Marino camuffando l'ospitalità ai profughi con il compiacente accoglimento invece di nemici qualificati”, ed esige riconoscenza perché, “in seguito alla imboscata a tradimento ingiusta contro di me che ero venuto a riprendere un autocarro trafugato, rubato alle Forze Armate Italiane", sono state risparmiate le meritate punizioni solo per intervento di Balducci. Inoltre, l'autore ritiene che i Reggenti di allora dovrebbero rivelare il ”colloquio storico" avuto, lui presente, con il Ten. Col. Christiani, che rilevò gli abusi commessi in territorio ai danni dello Stato Italiano e della Wehrmacht, e che furono ”S. Ezio e S. Paolo a fare il miracolo di veder scendere ai camion i reparti già pronti per la occupazione". Infine, dopo aver commentato che “allora ti tenevano ben caro perché sapevano che tu solo avevi le carte per poter fare quello che hai creduto di fare”, Tacchi sfida chiunque a
provare che lui e i fascisti alle sue dipendenze abbiano mai commesso a San Marino una “minima violenza”, neppure quando incontrava “tranquilli e indisturbati i rifugiati di Rimini fra i quali erano numerosi i traditori, i rinnegati, i complici e i mandatari dei sette attentati organizzati contro la mia persona”, e afferma di aver aver soccorso personalmente e portato in ospedale il primo sammarinese ferito dal bombardamento.
Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto
Incrementi previsti
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Condizioni che regolano la riproduzione
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Scrittura della documentazione
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Esistenza e localizzazione di copie
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- Tacchi, Paolo (Soggetto)
- Christiani (Soggetto)