Unità documentaria 146-b.29-fasc.7 - Articolo sull'appello sammarinese alla Regina Elisabetta

(I) Prende la parola il Segretario agli AA. EE.: “Il Consiglio Grande e G.le edotto nell'ultima seduta degli eventi relativi alla rivendicazione dei danni di guerra, sa che respinta per la terza volta la richiesta fatta al Governo Inglese sulla base di proposte che ne facilitavano l'accoglimento, ha fatto ricorso ad un eccezionale tentativo consistente in un appello indirizzato alla Regina Elisabetta 2ª a firma dei nostri Reggenti per richiamare la sua attenzione e per sollecitare il suo interessamento sulla dibattuta controversia”. Seguono la lettura dell'appello del 26/06/1952 e della risposta negativa del 24/07/1952 recata personalmente il 14 agosto dal vice console britannico. Il Segretario agli Affari Esteri accenna alla risonanza della stampa internazionale del caso San Marino, discusso ai primi di luglio alla Camera dei Comuni dove il Sottosegretario agli Esteri Nutting, che precedentemente aveva chiesto la ratifica all'offerta fatta “ex gratia” al nostro Governo di 26 mila sterline, ha ribadito “l'errata versione data dagli organi del Comando militare alleato, sulla pretesa violazione e utilizzazione del territorio sammarinese da parte delle truppe tedesche”. Il Segretario conclude che “non per questo la Repubblica, forte del suo diritto, e ispirata dalle finalità di una causa che ha raccolto consensi pubblici e internazionali così larghi e sentiti, dovrà rinunziare ad una rivendicazione che implica non soltanto riparazioni materiali, ma un doveroso omaggio alla memoria delle numerose e innocenti vittime e l'onore e il prestigio storico della Repubblica. Noi non possiamo lasciarci mortificare e ricattare dalla nostra precaria condizione economica e stendere la mano ad una elemosina l'accettazione della quale implicherebbe il riconoscimento di un oltraggioso falso storico, e pertanto il Governo, interpretando l'animo e il proposito di tutta la popolazione, anelante alla giustizia, si dispone a perseguire la rivendicazione dei suoi diritti sollecitando, nelle forme che saranno stimate più convenienti, l'intervento in causa di quegli organi internazionali suscettibili e competenti a corrispondere al nuovo appello”.