Unità documentaria 21-b.12-fasc.m - Guido Savini confida a Balducci di cercare lavoro all'estero

Guido Savini racconta a Balducci di aver ricevuto con gioia la sua lettera del 20 giugno e scrive: "E' proprio come tu dici, ma così facendo noi si rimane nell'equivoco di sempre: a posto con noi stessi ma in sospetto con gli altri, e ciò determina inattività e impotenza. Io formulo ormai previsioni così grigie, per almeno i prossimi due o tre anni, che ho concluso che non v'è strada migliore, almeno nel mio caso, che cercare lavoro all'estero”. Il mittente confida a di aver avuto notizie da Roma di una difficile situazione lavorativa, e che Milano è peggio; l’autore aggiunge che è aperto l'arruolamento per 15.000 operai e tecnici per l'isola di Ceylon. Savini chiede a Balducci se può aiutarlo, se ha rapporti col Ministro del lavoro in Italia, poi riferisce che, politicamente, dal 25 luglio 1943 lui è assente; dopo l'8 settembre rifiutò di essere l'elemento fiduciario (con o senza tessera del P.R.) del risorto regime, e si fece liquidare il 18 ottobre 1943. Savini chiede a Balducci di ricordarlo a suo padre Nullo, a Pierpaolo (Micheloni), a Leonida (Micheloni), e confida di non saper nulla di Alberto, che si trovava a Stoccarda, e di Peppino (Giuseppe) Monti.