Unità documentaria 44-b.5-fasc.4 - Calimero Barilli si sofferma su vari dissidi

Lunga lettera di Calimero Barilli c he si sofferma su vari dissidi: benché Balducci escluda che Savoia (Carlo) volesse defenestrarlo, il mittente racconta che alla fine di gennaio Savoia denunciò al Federale che un semplice addetto de 'L'Assalto' (Barilli) aveva la tessera del tram, e lui, direttore, no; quindi Savoia riteneva che fossero favoritismi dell'Ing. Lenzi, nemico di Giovannini, quindi anche suo. Spiegata al Podestà la mancanza di favoritismo e il legittimo compenso per la sua gratuita collaborazione al 'Carlino', Barilli racconta poi della partaccia di Savoia che lo umiliava di fronte agli altri impedendogli di scrivere, e preferendo Vero Montebugnoli (allorché Savoia dovette recarsi a Firenze e Dell'Oste a Milano). Barilli commenta che Montebugnoli aveva "lavorato Savoia e Granzotto al punto che la sua sistemazione a 'L'Assalto' era un fatto compiuto”, mentre Savoia si rammaricava con Giovannini di non aver cacciato Calimero (che seppe il fatto da Bernardini, "incaricato di sorvegliare le mosse di Calimero e di Berti"). L’autore afferma che il 15 febbraio, con una lettera, Savoia propose al Federale Leati di epurare 'L'Assalto' allontananando Dell'Oste e Barilli, e che in Comune, in presenza di Zardi, urlò: "Calimero non era altro che il suo dattilografo”. Dopo aver trascritto le proprie qualifiche, Barilli aggiunge che con un mese di ritardo e in presenza di Coppola - incaricato dal Federale di riferire sulla faccenda - Savoia ha detto che andrà da Mezzasoma. Scrive Barilli: "C'è da dire a Giovannini (che, come ha detto Bernardini, laggiù si agita) di badare al suo lavoro, al suo avvenire, alla sua famiglia, disinteressandosi de 'L'Assalto', di noi, della Federazione e dei suoi uomini”.