Unità documentaria 57-b.5-fasc.5 - Raimondo Manzini racconta il viaggio nell'Europa dell'Est

Raimondo Manzini ringrazia Balducci per essersi interessato ai bambini segnalati dalla madre, poi racconta: "Effettivamente la mia presenza da queste parti non solo ha conciso con avvenimenti importanti, ma io stesso ne fui testimone oculare. Mi limiterò a dire che due giorni prima dell'entrata delle truppe tedesche io ero a Praga, il giorno in cui la Slovacchia dichiarò la propria indipendenza io sono entrato in tale paese provenendo da Budapest, e l'ho attraversato in auto con amici in virtù di un lasciapassare rilasciatomi dai legionari del padre Hlinka, venendo fermato ad ogni paese da individui armati fino ai denti e assai sospettosi […] Per di più ci ostinammo a portare certi berrettoni di pelo alla cosacca comprati a Budapest che ci davano l'aria degli emissari di Mosca […] in una città dove sostammo fummo accolti trionfalmente al comando rivoluzionario come i soli italiani (ed anche stranieri) che viaggiavano da quelle parti in quei giorni. Il giorno dopo entrammo a Moravska Ostrave mentre arrivavano le truppe tedesche. I doganieri cechi ci misero sul passaporto l'ultimo bollo della ormai (in quel momento) defunta repubblica”. Manzini prosegue scrivendo di 'Nuova Guardia', comunica di aver inviato un articolo a Bern. (scritto così) anche senza materiale italo tedesco, aggiunge che quando tornerà in Italia si fermerà per un anno concentrandosi sul concorso, si dice dispiaciuto per la meschinità degli amici di Bologna, e spera che Savoia riesca ad affermarsi come merita. Infine, Manzini scrive della sua imminente partenza per Kiel per un congresso di diritto internazionale.