Unità documentaria 101-b.4-fasc.2 - Amaro sfogo di Maria Antonelli per la sorte del marito prigioniero

Area dell'identificazione

Segnatura/e o codice/i identificativo/i

BE_REG-28-101-b.4-fasc.2

Denominazione o titolo

Amaro sfogo di Maria Antonelli per la sorte del marito prigioniero

Data/e

  • Arre (PD), 25 maggio 1942 (Creazione)

Livello di descrizione

Unità documentaria

Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)

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Storia archivistica

Modalità di acquisizione o versamento

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Ambito e contenuto

Maria Antonelli, moglie del Generale Francesco Antonelli, risponde "con il cuore commosso e pieno di gratitudine" alla lettera di Balducci, esprimendo riconoscenza per il ricordo devoto che lui nutre nei confronti del marito. La mittente scrive: "Il vostro riconoscimento del suo eroismo, del suo sacrificio, fa traboccare il mio animo, già colmo, di orgoglio e di fierezza". L’autrice ringrazia Balducci per le notizie, poi rammenta la sofferenza del marito "che non aveva la forza di stare in piedi” già ai primi di giugno, a pochi giorni dall'inizio della guerra, quando anch'ella si trovava in Libia con lui. La donna confida che alle sue insistenze di sottoporsi a visita, il marito rispose che in tal caso egli sarebbe stato rimpatriato, e se ciò fosse accaduto con la Patria in procinto di entrare in guerra, sarebbe morto di vergogna di fronte ai figli. Eppure, nonostante questo, la mittente commenta che il valore del marito non è e non sarà riconosciuto, e che solo Auro d'Alba, su 'Milizia Fascista', ha scritto degli eroi di Bardia anche dopo la caduta. La signora accenna al disinteresse per la sorte del marito, seguito alla notizia della Croce Rossa sulla sua prigionia in India, eccezion fatta per il Generale Grieco e il Tenente Belluzzo. La donna, che tramite Radio Vaticano ha potuto inviare al marito un messaggio nel mese di settembre, ritiene che la sua malattia lo renda idoneo al rimpatrio, pertanto si è subito rivolta a S.E. Galbiati, consapevole che la pratica dovrà viaggiare tra il Ministero degli Esteri, l'Ambasciata americana, e il comando inglese. Infine, Maria Antonelli trascrive l'indirizzo del marito: Generale F.A., General Officers Prisoner of War, Camp P.O.W. India.

Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto

Incrementi previsti

Criteri di ordinamento

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Condizioni che regolano l’accesso

Condizioni che regolano la riproduzione

Lingua della documentazione

Scrittura della documentazione

Note sulla lingua e sulla scrittura della documentazione

Caratteristiche materiali e requisiti tecnici

Strumenti di ricerca

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Esistenza e localizzazione di copie

Unità di descrizione collegate

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Nota

(I) Ricordiamo che in India, oltre ai Campi per i prigionieri di guerra, vi erano Campi anche per internati civili e, a chi fosse interessato, consigliamo l’interessante sito “P.O.W in India’ (Prisoners of War), arricchito da testimonianze di ex internati e dalle fotografie di Lido Saltamartini. Il sito è dedicato ai “70.000 prigionieri di guerra italiani nell’India britannica (1940 - 1947), a tutti coloro che per lunghi anni, dietro file di reticolati e pali a forca, inseguirono il fantasma della libertà. Ai 593 che non sono più tornati”.
(II) Lido Saltamartini, S. Ten. della G.A.F. (Guardia alla Frontiera), fu catturato a Tobruk il 21/01/1941. Salvò dalla spogliazione una piccola lente che gli permise di riptendere sei anni di storia. La macchina fotografica, proibita dagli inglesi, se la costruì da solo con una “scatola metallica di sigarette Walltham’s, lo stagno di un tubetto di dentifricio McLeans, la candela prestata dal Cappellano del campo con promessa solenne di restituzione immediata al rientro in Italia, il cannello ferruminatorio ricavato da una catola di salsicce di soia, una lete minuta”. Con essa, Saltamartini scattò duemila fotografie, che venivano nascoste all'interno di sigarette svuotate dal tabacco e nei tubetti di dentrificio; di queste 500 andarono perse mentre le altre, conservate con cura per cinquanta anni, sono state raccolte in un libro che rappresenta uno straordinario reportage dei campi di prigionia in India: “10.000 prigionieri in Himalaya - Tesori, orsi, idee, fughe”.

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Grado di elaborazione

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Lingua/e

Scrittura/e

Fonti

Area dell'acquisizione

Soggetti collegati

Persone ed enti collegati

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