Unità documentaria 33-b.13-fasc.9 - Ezio Balducci ricorda Gustavo Babboni a Virgilio Neri

Area dell'identificazione

Segnatura/e o codice/i identificativo/i

BE_REG-34-33-b.13-fasc.9

Denominazione o titolo

Ezio Balducci ricorda Gustavo Babboni a Virgilio Neri

Data/e

  • Roma, 3 giugno 1948 (Creazione)

Livello di descrizione

Unità documentaria

Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)

Area delle informazioni sul contesto

Storia archivistica

Modalità di acquisizione o versamento

Area delle informazioni relative al contenuto e alla struttura

Ambito e contenuto

Carta intestata.
Ezio Balducci scrive a Virgilio Neri dopo essersi trovato con Carminati accanto alla bara di Babboni, ed esclude, dopo l'analisi degli uomini sammarinesi, una sostituzione adeguata del compianto all'interno della Tessile. Dopo aver accennato alle idee che lui e Babboni avevano delle cose sammarinesi, il mittente ricorda quando nel 1929 lui stesso si ribellò al fascismo sammarinese, affermando che i sammarinesi devono dirsi sammarinesi e basta, “perché la forza del piccolo paese è anche nella differenziazione da quanto lo circonda”, e pagando poi di persona, come ”per le tue convinzioni, hai fatto attivamente e notevolmente tu”. Ribadendo la necessità di conservare l'opera di Carminati, Balducci ritiene che si possa affidare una posizione a Mina Babboni perché, sebbene lui non creda ”alle donne investite di responsabilità pubbliche”, si tratta di una donna d'affari già da lungo tempo, e onorerebbe la memoria del marito.

Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto

Incrementi previsti

Criteri di ordinamento

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Condizioni che regolano l’accesso

Condizioni che regolano la riproduzione

Lingua della documentazione

Scrittura della documentazione

Note sulla lingua e sulla scrittura della documentazione

Caratteristiche materiali e requisiti tecnici

Strumenti di ricerca

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Esistenza e localizzazione degli originali

Esistenza e localizzazione di copie

Unità di descrizione collegate

Area delle note

Nota

(I) Nato a Faenza (Ravenna) il 17 giugno 1906, deceduto a Crans sur Sierre (Svizzera) nell'agosto del 1982, notaio, accademico del Club Alpino Italiano. Di tradizioni familiari garibaldine nel 1923 si era difeso dagli squadristi e per questa sua azione aveva subito una condanna. Notaio a Milano, dopo la promulgazione delle leggi razziali era riuscito ad evitare, con varie astuzie giuridiche, che alcuni suoi clienti ebrei perdessero i personali patrimoni. Sino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Virgilio Neri era comunque conosciuto soprattutto per la sua attività di alpinista, che gli era anche valsa, nel 1936, la Medaglia d'argento al valor civile per un salvataggio notturno da lui compiuto in parete. Accademico del CAI, si deve a Neri la prima utilizzazione degli sci laminati (realizzati, su suo progetto, a Faenza), la "scoperta" di Zeno Colò come sciatore, la direzione tecnica della Nazionale di sci. Nel 1942 Virgilio Neri, dopo essersi incontrato a Parigi con don Sturzo, partecipò alle trattative, con le organizzazioni clandestine antifasciste, per la formazione del "Comitato Nazionale Interpartiti" e, pur non avendovi aderito, assecondò la nascita del Partito d'Azione in Romagna. Ancor prima del 25 luglio 1943, il notaio svolse azioni armate nella zona e, nei 45 giorni del Governo Badoglio, sviluppò un programma per ostacolare l'intervento delle truppe tedesche in Italia. Dall'11 settembre 1943, Neri si unì a formazioni partigiane romagnole, continuando poi a svolgere ininterrottamente attività nella Resistenza. Proprio a settembre (con due comunisti e due esponenti dell'Unione Lavoratori Italiani), il notaio-rocciatore era stato eletto come quinto componente del Comitato Romagnolo di Resistenza che coordinava l'attività politica e partigiana in Romagna e nelle province limitrofe. Una banda di Faenza riuscì, proprio in quel periodo, a impossessarsi dei piani di fortificazione della Linea Gotica da Pesaro a La Spezia e il notaio antifascista riuscì a passarli agli Alleati. Ne nacque un rapporto di collaborazione che si concretizzò, nel gennaio del 1944, con il primo aviolancio di armi alla Resistenza romagnola. Nella primavera, la "Missione Radio Zella", dell'Organizzazione Resistenza Italiana, fu affidata a Virgilio Neri (Tommaso Moro il suo nome di copertura), che operò sino a luglio, quando "Tommaso Moro" cadde nelle mani dei nazifascisti. Incarcerato a Terra del Sole (FO), il notaio-rocciatore riuscì a evadere e a riprendere l'attività clandestina. Nell'ottobre nuovo arresto, questa volta a Milano dove Neri si era trasferito, e traduzione nel campo di Gries (Bolzano). Di qui, in carro bestiame, verso Mauthausen, dove però Neri non giunse mai. In 11 ore di lavoro ininterrotto (coperto dagli altri deportati, tra i quali Giuliano Pajetta), era riuscito ad aprirsi un varco nel pavimento del vagone, a calarsi dal treno in corsa e, sia pure gravemente ferito, a fuggire quando il convoglio era giunto al Brennero. Tornato a Milano, in clandestinità, Neri riuscì a curarsi e dopo la Liberazione, pur sofferente a lungo per i postumi delle ferite, riprese la sua professione di notaio. Nel 1946 pubblicò un libro di critica alla monarchia dal titolo ‘Il governo dei 45 giorni’.
(II) “Il 14 novembre 1944 evadeva Virgilio Neri, notaio a Milano, sotto la neve di Colle Isarco (Brennero); da undici ore stava lavorando per aprire un varco nel pavimento. Da venti anni combatteva, da buon repubblicano, il fascismo e le sue ingiustizie. L’abito che indossava era quello estivo con cui era stato arrestato alla stazione nord, le scarpe erano, per fortuna, quelle Vibram delle quali il grande alpinista e ribelle non si era separato neppure in estate. La pancia era vuota. Nel campo di concentramento di Bolzano aveva ricevuto il dono di mezzo pollo dalla prima moglie di Montanelli, che lo aveva rubato ai tedeschi che lo avevano rubato agli italiani, ma non aveva avuto opportunità di sbocconcellarlo, furiosamente dedicato com’era ad aprire quel varco che doveva servire a tutti per la fuga da quel vagone piombato. Virgilio non era alla prima esperienza, era infatti evaso in Romagna, a Castrocaro Terme, quando fu preso mentre coordinava l’attività delle bande ribelli in armi sull’Appennino. Gli avevano sparato con tutto, ma non l’avevano colpito. Aveva dovuto far trasferire d’urgenza il radiotelegrafista del reale esercito dalla casa di famiglia a Rivalta perché, essendo stato identificato, avrebbe messo in pericolo l’operazione ORI (Organizzazione per la Resistenza Italiana), che lì faceva base, e i codici con cui trasmetteva. Aveva trovato all’operatore radio un altro alloggio e protezione, ma non aveva potuto prevedere che il giovane avesse capito così poco della situazione, da andare dopo poco in trattoria a tradurre i messaggi, facendosi arrestare in flagranza dai tedeschi. Così, mio padre dovette riprendere attività per informare gli alleati del fatto che il radiotelegrafista ed i codici erano in mano tedesca, con tutti i pericoli che ne conseguivano. A Bologna, dove aveva procurato una trasmittente al gruppo di Parri, contava di ricevere aiuto, ricevette invece un rifiuto perché non era completamente allineato al Fronte Popolare. Intanto il radiotelegrafista delatava con grande impegno mandando in galera anche il nonno, Notaio a Faenza. Si recò Virgilio a Milano ove ottenne l’aiuto richiesto, ma fu arrestato nel momento in cui incontrava la moglie dopo mesi di latitanza, preparò altre evasioni che non poté portare a termine e finì a Bolzano nel vagone che condivideva con altre 59 vittime, fra i quali un prete che aveva aiutato degli ebrei, e Giuliano Pajetta. Questi ultimi furono gli unici a sopravvivere allo sterminio”.

Identificatori alternativi

Punti di accesso

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Punti d'accesso per luogo

Punti d'accesso per nome

Punti d'accesso per tipologia e forma

Area di controllo della descrizione

Codice identificativo della descrizione

Codici identificativi delle istituzioni responsabili

Norme e/o convenzioni

Grado di elaborazione

Livello di completezza

Date di creazione, revisione, cancellazione

Lingua/e

Scrittura/e

Fonti


  • ANPI, Donne e Uomini della Resistenza (controllato il 25 Luglio 2010)
  • Marco Neri: Evasione di mio padre dal treno per Mauthausen

Area dell'acquisizione

Soggetti collegati

Persone ed enti collegati

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