Unità documentaria 161-b.4-fasc.2 - Ezio Balducci scrive al Generale Giovanni Bocchio

Area dell'identificazione

Segnatura/e o codice/i identificativo/i

BE_REG-29-161-b.4-fasc.2

Denominazione o titolo

Ezio Balducci scrive al Generale Giovanni Bocchio

Data/e

  • Roma, 7 giugno 1943 (Creazione)

Livello di descrizione

Unità documentaria

Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)

Area delle informazioni sul contesto

Storia archivistica

Modalità di acquisizione o versamento

Area delle informazioni relative al contenuto e alla struttura

Ambito e contenuto

Ezio Balducci, che scrive al Generale Giovanni Bocchio, accenna alla signora Antonelli che ha subito scritto al marito, e che ha parlato lungamente con il Generale Gallina. Inoltre, Balducci segnala il rimpatrio del Centurione Medico "Enrico" Maggi, appartenente alla sua Divisione, provienente dal Sud Africa dove ha svolto, ancor meglio, "ciò che ho fatto io in Palestina”. Il mittente racconta che durante la prigionia Maggi
fece costruire dai soldati italiani, con mattoni da loro prodotti, un ospedale in muratura di oltre 2.000 posti letto, guadagnandosi il rispetto del memico. Rimarcando che il Maggi è un altro ufficiale della Milizia "che ha dato il tono ad una comunità di quasi 100.000 prigionieri”, Balducci insiste che riceva un meritato riconoscimento.

Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto

Incrementi previsti

Criteri di ordinamento

Area delle informazioni relative alle condizioni di accesso ed utilizzazione

Condizioni che regolano l’accesso

Condizioni che regolano la riproduzione

Lingua della documentazione

Scrittura della documentazione

Note sulla lingua e sulla scrittura della documentazione

Caratteristiche materiali e requisiti tecnici

Strumenti di ricerca

Area delle informazioni relative a documentazione collegata

Esistenza e localizzazione degli originali

Esistenza e localizzazione di copie

Unità di descrizione collegate

Area delle note

Nota

(I) Per "Enrico" (Angelo) Maggi abbiamo già trascritto una nota all'Unità Documentaria n. 159
(II) Nella nota ad una lettera del 25/10/1942 (corrispondente Livio Darderi, Unità Documentaria n. 301) abbiamo già ricordato che durante il secondo conflitto mondiale il Sud Africa fu scelto dagli Alleati come destinazione per i prigionieri italiani catturati nei vari fronti del continente africano. Tra i vari campi allestiti il principale fu costruito a Zonderwater. Dotato inizialmente di tende e di scarsi servizi, il campo fu poi trasformato in una vera e propria Città del prigioniero in grado di ospitare scuole, teatri, cinema, luoghi di culto, campi sportivi, mense e un ospedale. I prigionieri italiani realizzarono con il loro lavoro edifici e strutture. Tra il 1941 e il 1947 a Zonderwater vissero oltre centomila militari italiani il cui comportamento fu elogiato spesso dal comandante del campo, il colonnello H. F. Prinslo, che esercitò le sue funzioni con disciplina, umanità e senso dell'onore. Al termine della guerra Zonderwater fu additato dalla comunità internazionale come un modello che dimostrava al mondo come attraverso il rispetto della Convenzione di Ginevra si potesse alleggerire la condizione di coloro che trascorsero molti anni lontano dalla patria.
“Il complesso fu costruito in una conca tra le immense distese di un arido altopiano (nello stato del Transvaal) a 1.700 metri sul livello del mare, le cui condizioni naturali demotivavano i prigionieri all’idea della fuga e limitavano quindi l’uso del filo spinato [...] vi era un accampamento di transito, un accampamento di disinfestazione ed un ospedale centrale con 14 ambulatori satelliti per ciascun blocco. Il personale medico era per intero rappresentato da militari italiani, che, grazie al materiale fornito dai sudafricani, poteva far fronte alla maggior parte dei trattamenti medici e chirurgici generali necessari. Per collegare tutte le zone del campo erano state costruite oltre 30 chilometri di strade interne al perimetro ed il problema dell’igiene era stato superato grazie alla costruzione di un’ampia rete fognaria. I prigionieri italiani furono destinati ai diversi blocchi previo interrogatorio, che portò alla separazione di coloro i quali si dichiararono ad oltranza fedeli al fascismo, da quelli che invece non avevano fermi ideali politici ma decisero di non collaborare ed ancora da quelli disponibili a collaborare. A Zonderwater era inoltre detenuta una minoranza di prigionieri tedeschi separata dagli italiani. I prigionieri non ebbero certo vita agiata, ma vi è accordo nel riconoscere che furono trattati con umanità, decoro e che venne fatto di tutto per alleviare le loro sofferenze. Per questo furono permesse e realizzate le relative strutture per sport come calcio, atletica, tennis, pallacanestro, pallavolo, pugilato; costruiti teatri per spettacoli, cinema e concerti; messi a disposizione orti, biblioteche e scuole che tolsero dall’analfabetismo oltre 9.000 italiani. Visto che la quasi totalità dei prigionieri italiani era di religione Cattolica, vennero pure erette Cappelle, affidate ai 23 Cappellani Militari detenuti nel campo. Per coloro che decisero di collaborare si materializzò ad un certo punto anche la possibilità del lavoro fuori del campo e ciò grazie ad oltre 4.000 sudafricani che si proposero come datori di lavoro, soprattutto di tipo agricolo, ma anche costruzione di strade, ponti e edifici. In tutte queste attività molti italiani si distinsero per la loro abilità e genialità, instaurando con i sudafricani un rapporto di fiducia, che a guerra finita indusse oltre 800 italiani a restare in Sudafrica”.

Identificatori alternativi

Punti di accesso

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Punti d'accesso per tipologia e forma

Area di controllo della descrizione

Codice identificativo della descrizione

Codici identificativi delle istituzioni responsabili

Norme e/o convenzioni

Grado di elaborazione

Livello di completezza

Date di creazione, revisione, cancellazione

Lingua/e

Scrittura/e

Fonti

Museo della guerra, di Simone Guidozzi: Prigionieri a Zonderwater

Area dell'acquisizione

Soggetti collegati

Persone ed enti collegati

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