Unità documentaria 129-b.10-fasc.12 - Marco Marcucci riferisce a Ezio Balducci gli avvenimenti del giorno precedente

Marco Marcucci scrive a Balducci: "Non so se l'eco degli atti vandalici accaduti ieri a San Marino sia ancora giunto a Bologna. In Città Rufo Reffi e Manlio Gozi vennero a parole e passarono presto a vie di fatto andando Rufo in rocca e Manlio all'Ospedale per una ferita leggera […] Finito in città la completa devastazione del negozio di Rufo, non si sa da parte di chi, vediamo giungere a Serravalle un folto gruppo di camicie nere agli ordini del popolare Carlo Balsimelli con Lorenzo Zani (ex anarchico) Iafi Reffi, l'Ing. Governativo ex popolare e l'aiutante Graziosi dell'Uff. Tecnico." Il mittente racconta che il gruppo passò in rassegna il suo ufficio e la farmacia, con urla e fischi sotto le finestre di Moro (Morri) per finire a Dogana da Valentini. Marcucci scrive: "Era naturale che per la difesa del Deputato ai Pubblici Studi si dovesse ricorrere ad una fitta grandinata di calamai, e per fornirsi di questi fu dato ordine di prelevarli nelle pubbliche scuole mentre regolarmente si faceva lezione." L’autore racconta che i fascisti invasero le aule spaventando bambini e insegnanti prendendosela con la facciata di casa Morri e rompendo la vetrina della farmacia, mentre Checco (Santolini) e sua moglie erano all'interno. Poi, sempre agli ordini di Balsimelli, sono passati in piazza all'attacco dell'ufficio di Marco Marcucci, che continua: "Ma i 35 calamai erano ultimati, si doveva in qualche modo agire, e siccome la Divina Provvidenza non abbandona mai nessuno, da Martini furono portate via tutte le boccette che aveva e scagliate contro la mia vetrina e le finestre spaccando tutto, immagina la lana, il cotone e le pitture futuriste all'interno." Marcucci si rammarica per una fotografia del Duce "che tenevo cara come la sacra memoria di mia madre" che è stata imbrattata. Da Serravalle il gruppo è poi partito per l'assalto al confine, da Valentini. Allo stato maggiore si aggiunsero Ruggero, Marino, Elio che ordinarono e bevvero birra; giunti i "rinforzi", questi rompono bicchieri, bottiglie, vetri, nell'interno si devasta tutto e in ultimo Balsimelli parte con un vaso di caramelle e cioccolatini ed un prosciutto che viene fatto riportare al proprietatario dai Reali Carabinieri. Al ritorno, dopo la vittoria, è la volta del veterinario, che viene fermato e con tre rivoltelle puntate contro il viso gli si fa tenere alte le braccia e giù botte da orbi. Gattei, che si trovava in Città per affari, fu accompagnato dalla Piazza della Libertà alla porta del Paese con pugni e calci. L’autore, narrando tali fatti, considera che non si può vivere a questo modo, e quanto accaduto lo si deve ai loro avversari politici, i quali commettono certi atti in nome del fascismo. Marcucci confida che del gruppo facevano parte anche studenti riminesi, e che i Carabinieri hanno assistito a tutto con indifferenza.