Area dell'identificazione
Segnatura/e o codice/i identificativo/i
BE_REG-31-48-b.12-fasc.m
Denominazione o titolo
Gianni Granzotto racconta l'incontro con Gino Sansoni
Data/e
- Milano, 28 ottobre 1945 (Creazione)
Livello di descrizione
Unità documentaria
Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)
Area delle informazioni sul contesto
Storia archivistica
Modalità di acquisizione o versamento
Area delle informazioni relative al contenuto e alla struttura
Ambito e contenuto
Carta intestata: Editrice S. Giorgio.
Gianni Granzotto scrive entusiasta: ”Evviva, Ezio! Al nostro orizzonte del Nord anche la tua firma è ricomparsa, a coronare la presenza dei pochi amici che ancora restano all'amicizia”. Poi il mittente afferma: “Non avemmo a subire gravi noie; che cerchiamo ora di non attirarcene; che nel complesso non abbiamo avuto ragione di mutare né idee né caratteri”, e si dice convinto che le sorti d'Italia “sono nelle mani della nostra generazione, la più provata ma anche la più esperta”. L’autore racconta l'incontro con Gino Sansoni, di cui ricordava le “imprese goliardiche, l'irruenza” e ricorda i compagni perduti per strada, non solo coloro “cui una sorte veramente maligna ha troncato la vita con violenza, per mano di nemici che, in ogni caso, non seppero vincere e noi non sapemmo vincere”, o i caduti d'ogni casacca e d'ogni fede “in questa guerra che ci fa ritrovare tutti ugualmente sconfitti ed ugualmente senza fede”, ma anche coloro che han perduto più che la vita, cioè “il senso della lealtà, dell'amicizia, della giustizia degli uomini”, che Granzotto definisce “le nostre insegne di allora” e di oggi. Il mittente ribadisce che l’accordo con Gino è “una vittoria di quell'insegna, una vittoria del nostro passato”.
Gianni Granzotto scrive entusiasta: ”Evviva, Ezio! Al nostro orizzonte del Nord anche la tua firma è ricomparsa, a coronare la presenza dei pochi amici che ancora restano all'amicizia”. Poi il mittente afferma: “Non avemmo a subire gravi noie; che cerchiamo ora di non attirarcene; che nel complesso non abbiamo avuto ragione di mutare né idee né caratteri”, e si dice convinto che le sorti d'Italia “sono nelle mani della nostra generazione, la più provata ma anche la più esperta”. L’autore racconta l'incontro con Gino Sansoni, di cui ricordava le “imprese goliardiche, l'irruenza” e ricorda i compagni perduti per strada, non solo coloro “cui una sorte veramente maligna ha troncato la vita con violenza, per mano di nemici che, in ogni caso, non seppero vincere e noi non sapemmo vincere”, o i caduti d'ogni casacca e d'ogni fede “in questa guerra che ci fa ritrovare tutti ugualmente sconfitti ed ugualmente senza fede”, ma anche coloro che han perduto più che la vita, cioè “il senso della lealtà, dell'amicizia, della giustizia degli uomini”, che Granzotto definisce “le nostre insegne di allora” e di oggi. Il mittente ribadisce che l’accordo con Gino è “una vittoria di quell'insegna, una vittoria del nostro passato”.
Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto
Incrementi previsti
Criteri di ordinamento
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Condizioni che regolano l’accesso
Condizioni che regolano la riproduzione
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Scrittura della documentazione
Note sulla lingua e sulla scrittura della documentazione
Caratteristiche materiali e requisiti tecnici
Strumenti di ricerca
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Esistenza e localizzazione degli originali
Esistenza e localizzazione di copie
Unità di descrizione collegate
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- Granzotto, Gianni (Soggetto)
- Sansoni, Gino (Soggetto)